- Humangerie Team
Job Hacks: Intervista a due giovani imprenditrici
Il team di Humangerie ha voluto intervistare due giovani imprenditrici che ce l'hanno fatta. Cerchiamo di trarre un po' d'ispirazione e capire che è fattibile invece di restare con le mani in mano pensando che il mondo sia una merda.

Se ci penso, non conosco moltissime persone che alla mia età di venticinquenne siano riuscite a mettere su un'impresa. Se penso a me, credo che il problema sia l'indecisione cronica e la facilissima distrazione creata da qualunque cosa che mi sta intorno. Ho tantissime idee geniali solo il pomeriggio al mese in cui non so che fare e inevitabilmente finisco ad aggiungere pin alla mia adorabile bacheca di Pinterest (l'ultima idea geniale è fare una azienda di rulli decorativi da parete vintage, credeteci ci riuscirò).
Però se ci ripenso, al di là di chi come me fa finta, il 100% dei giovani imprenditori che conosco sono donne. E ho deciso di intervistarne due.
La prima è Matilde Pettini. Sembra uscita da un libro di Vasco Pratolini quando la vedi girellare per Santo Spirito. Erede della storica trattoria Cammillo di Borgo San Jacopo, ha recentemente preso in gestione la vecchia trattoria della Lola, un piccolissimo locale proprio
dietro alla piazza dove, assieme ad un team di giovanissimi, è riuscita a svecchiare la tradizione gastronomica toscana pur mantenendone lo spirito e la tradizione.
L'altra è Emanuela Biagioni. Io ero ancora al primo anno di università che lei aveva già creato la sua prima impresa di organizzazione di eventi. E' l'unica persona che conosco capace di coniugare tacchi vertiginosi (veramente vertiginosi) e battute da crepapelle. L'anima della festa, per intendersi. Da qualche anno dirige "tredici gioie" , piccolo brand di abbigliamento e accessori ricamati.
> Come avere un'idea e realizzarla davvero
QUANDO HAI AVUTO L'IDEA LA PRIMA VOLTA E QUANDO HAI DECISO DI REALIZZARLA?
M: La Lola per me è sempre stato una sorta di sogno nel cassetto, su cui ho dato
esami di management (esattamente 6), e su cui ho fantasticato tantissimo durante
gli anni. Credo che la prima volta in cui ho pensato di acquisire il ristorante sia
stato più o meno a 16 anni; ci ho pensato e ripensato fino a quando non ho
incontrato quelli che sarebbero diventati i miei soci e, nell'agosto 2019, abbiamo
fatto l'acquisto delle quote.
E: Da quando ero piccola ho sempre avuto la passione per tutto ciò che era
personalizzato. Già alla scuola materna adoravo vedere il mio nome ricamato con
fili colorati sul grembiule, sul bavaglio o sul piccolo asciugamani che ci facevano
portare a scuola. Poi, crescendo, ho realizzato che ad oggi, dove è la cura del
dettaglio a fare la differenza, avrei potuto fare della mia passione un lavoro.
Dopotutto cosa si vende meglio di ciò che ci piace da morire?
C'E' STATO, DURANTE IL TUO PERCORSO, UN'OSTACOLO CHE TI HA FATTO PENSARE DI ACCANTONAR E IL PROGETTO?
M: No, non ho mai pensato di abbandonare il progetto.
Sono molto testarda. Quando mi metto in testa una cosa, prima di rinunciare sono
disposta a rischiare un crollo nervoso.
Chiaramente ci sono stati dei momenti bui, in cui cominciavo a capire cosa
volesse dire VERAMENTE interfacciarsi con quello che è il panorama
imprenditoriale e con la sua complessità. Ma poi, grazie alle soddisfazioni
lavorative, li ho sempre dimenticati.
E: Quando si inizia un percorso è naturale che possa capitare di trovare degli
ostacoli. Io credo però che se si ha davanti un obbiettivo chiaro da raggiungere,
venga poi spontaneo impegnarsi a portarlo avanti nonostante tutto.
QUALE CREDI CHE SIA, PER UN 'IMPRESA DI OGGI', LA CARATTERISTICA PIU' IMPORTANTE PER AVERE SUCCESSO?
M: Ad oggi è fondamentale avere non tanto un'idea "innovativa", ma piuttosto
un'idea che io definisco "vera". Siamo ad un punto in cui il mercato è saturo, e
credo che si stia avendo (finalmente) un'inversione di marcia verso una
concezione più semplice e facile di ristorazione.
Dopodiché è fondamentale tenere sotto controllo i numeri. È importantissimo
valutare ogni entrata ed ogni uscita, di questi tempi poi è fondamentale.
E: Sicuramente un grande impegno e un'inesauribile voglia di fare.
La ricerca del prodotto da realizzare secondo me è importantissima, al fine di
poter proporre articoli curati in ogni dettaglio, dalla scelta dei materiali alla
all'esecuzione e alla presentazione, e che quindi suscitino interesse. Inoltre tanto
lavoro senza badare a orari e grande empatia con le persone, sia collaboratori che
clienti.
PENSI CHE IL FATTO DI ESSERE UNA GIOVANE DONNA ABBIA AVUTO UN IMPATTO SUL MODO IN CUI TI VEDONO, O IN CUI TI HANNO VISTO, DURANTE LA MESSA IN PRATICA DEL TUO
PROGETTO?

M: Beh, essere una giovane donna ha avuto spesso e volentieri un impatto strano
su quelli che sono i miei collaboratori.
È frustrante, perché anche mia madre è una imprenditrice. Fa il mio stesso lavoro
da 40 anni, ed è lei che mi ha insegnato che purtroppo non bisogna mai abbassare
la guardia, e che in un mondo di ottusi è necessario "farsi il doppio del mazzo,
Matilde". Quindi riconosco che spesso e volentieri sia necessario mostrare i denti
per farmi valere, anche in situazioni banali.
Però penso sempre che ognuno debba avere il coraggio di cambiare, nel suo
piccolo, queste ingiustizie. Ed è quello che sto facendo da quando mi sono
interfacciata con il mondo del lavoro, tendo sempre a prendermi ciò che mi spetta
lasciando le questioni di genere a chi ci crede.
E: Essere giovani imprenditrici può avere sia vantaggi che svantaggi. C'è chi può
essere attratto da questo ammirando il coraggio di una giovane nel buttarsi da sola
in una attività imprenditoriale, vedendo in questo alcune possibilità come
maggiore freschezza di idee ed energia di fare tipica della gioventù; questo mi dà
molta fiducia.
D'altro canto c'è chi lo considera un handicap, vedendo in questo una probabile
inesperienza e minore affidabilità.
In ogni caso, per quanto mi riguarda, ha quasi sempre avuto risconti positivi da
parte delle persone con cui sono venuta a contatto.
COME TI VEDI TE COME VEDI LA TUA AZIENDA TRA CINQUE ANNI?
M: Considerando i tempi bui che stiamo passando sarebbe un azzardo descrivere
quella che sarà la Lola fra cinque anni. Perché? Perché non lo so. Ed è così tanto
frustrante...
Se penso che ho investito in questo ristorante tutto ciò che avevo, e che ora rischia
di essermi portato via per un errore del quale io non sono colpevole mi viene
voglia di urlare. Consapevole però che non servirebbe a nulla, è giusto rimboccarsi
le maniche e pensare a reinventarsi (pare che sia la parola del mese!). Forse sarò
costretta a cambiare forma a quel che era una trattoria senza pretese, in qualcosa
di ancor più semplice e facile.. Ma ci sto lavorando...
E: Non faccio previsioni per il futuro, non mi piace. M'impegno nel mio lavoro
giorno dopo giorno, con grande fiducia nell'avvenire.
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